(appunto, e le 17.15 di un pomeriggio qualsiasi)
non c’è verso, nemmeno maniera,
più su è soltanto smania di cielo.
tu pensa alla nuca, e poi qualcosa di mio.
nulla è fuori luogo, fuori dal luogo ora.
quella quantità che smagrisce è toccare,
e l’adesso e l’universale. tu che scrivi
gli steli altissimi che smarriscono il prato,
i fianchi mietuti dalle persiane socchiuse,
e un pomeriggio che non basta ma altro è troppo.
poi la voce e gli isolati da dove tu leggi
la veduta certissima di com’è scritto nei libri,
il lato di un fendente che si getta a indovinare
e il suo rovescio che non c’è