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Archive for agosto 2010

 

[tra il nome di un luogo e la mia cucina]

forse era l’inizio di una sedia. prendi una stanza vuota
e al centro qualcosa che quando taci ti assomiglia. poi
possiamo solo scrivere che c’è una finestra, una finestra
da dove verrebbe quel chiarore delle cose, quelle cose
sopra le quali potremmo posare le mani, quelle cose che
ci direbbero che noi saremmo lì, dove c’è una finestra che
dà su una stanza vuota dove al centro quel sembrarci
di parole che fanno i luoghi del leggere, delle pagine che
ci nascondono alle mani e di tutti quei nomi che avevamo
prima che la sedia nascesse, lì dove ora sediamo, a volte
tacendo, a volte dialogando, soli di noi al centro di quella stanza
troppo nuda che è quella sola finestra da cui oggi ti scrivo
spiazzato dal malore infinitamente bello di quella sedia che ora c’è

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[lirica n. 0] (11)

 

[lirica n. 0] (11)

mi apro su un fianco.
imbarco un’impressione d’acque.
come una risata improvvisa

 

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[lirica n. 0] (9)

 

[lirica n. 0] (9)

un cantiere sperimentale
la sedia nuda, il suo
poggiarsi quieto su un
unico indizio. ed è così
facile sparire in una
camera vuota

 

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[antologia inespressiva n. 0]

il silenzio di un lavandino, i capelli in cima alle scale, l’asfalto nel nulla del
pomeriggio, lo studio serale delle onde, un nome proprio ad ogni stanza, una scena muta, diverse scene mute, un timbro di voce nello sguardo, uno sguardo culminato nella voce, le labbra ricavate in tutte le ore, un rumore di pioggia dietro le spalle, nessun bosco più in là, l’idea assoluta che non esista la parola bosco & l’insistenza delle foglie sino all’infanzia, la pronuncia sfiorata di un movimento tra tanti, l’orbita segreta di due caviglie, una stanza a mano a mano, i seni bambini ed una vetrina, la tela su una scena muta, una scena muta priva di tela, lo spazio di una cronaca, la mancanza d’aria in uno spazio tra due parole,le parole che si aprono perché qualcuno esca, le parole che si aprono e basta & il fragore di una sillaba in una poesia, la poca poesia in tutti i giardini di una vita, l’atto unico di una vita, l’ultima parola che si apre in tutte, anteporre l’idea al concepimento, quella pienezza dei fieni dentro l’erba nel suo verdissimo nome d’erba, il luogo dove le labbra infine preparano il corpo delle mie parole, i due lati di una strada e lì ci innamoriamo, ecc

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[lirica n. 0] (8)

 

[lirica n. 0] (8)

tu – odori di luoghi
quando tutto sparisce

 

 

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[lirica n. 0] (7)

dentro una pagina mi chiedi
se fuori piove e poi
fuori piove davvero affinché tu
esista sino a scriverne

 

 

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[lirica n. 0] (6)

poi lei gli scrive la voce,
avendo davanti una finestra.
uno sfondo di lui

 

 

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[lirica n. 0] (5)

mattina di pelle.
e dietro la mattina finestre.
forse non ci sono nemmeno pareti.
solo moltissime finestre aperte

 

 

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[lirica n. 0] (4)

scriverti che non c’è stata notte e
forse nemmeno il cuore della notte.
scriverti una cosa inanimata e
quel buio fondo che è soltanto
una forma, una curiosità affettuosa,
e mai apparsa

 

 

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[lirica n. 0] (3)

quando di mattina
chiudi la finestra e
quel paesaggio fuori
che ti osserva
seduto per terra
ma da un’altra parte

 

 

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[lirica n. 0] (2)

 

[lirica n. 0] (2)

occorre distinguere
la pioggia da una giornata
di pioggia e non improvvisare
una frase, scrivere che
non è dato osservarti
qui tra queste camere
che non finiscono nel lago
solo per un difetto di pronuncia

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[lirica n. 0]

 

[lirica n. 0]

le cose hanno forma
di lettere, lui prende
una forma di cose
immaginate, lui che
assomiglia ed è
senza forma

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[ mia mai poesia ]

 

[il rovescio del cielo]

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[la mia mai poesia]

[ora che si saprebbe cosa dire e se ci fosse un margine alle mani quindi ti scrivo c’è un margine alle mani e se ci fossero i lati del foglio quindi ti scrivo ci sono i lati del foglio ora che si saprebbe cosa dire è un rumore che si posa lui che scrive se ci fosse una mano che ti scrive quindi ti scrivo c’è una mano nel foglio che ti dice ora che si saprebbe cosa dire ed è un rumore che ti sposa
lui che scrive]

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